Chi siamo

L’Associazione di Volontariato Arci 690 – Progetto saharawi Cascina è attiva sul territorio di Cascina dal 1986 per sostenere e promuovere i diritti fondamentali di un popolo che ancora oggi continua a subire l’esilio: i saharawi!

Attualmente il popolo saharawi vive organizzato in grandi campi profughi in uno dei luoghi più ostili del pianeta, il deserto del Sahara, nel sud-ovest dell’Algeria. L’Onu ha dichiarato legittimo il  suo diritto all’autodeterminazione e a vedersi riconosciuto il proprio stato – il Sahara Occidentale – oggi occupato dal Marocco, ed ha stabilito l’attuazione di un referendum grazie al quale ogni saharawi dovrebbe poter esprimere la volontà di riappropriarsi della propria terra. A causa di rapporti economici e accordi tra gli altri stati, il referendum non è ancora stato indetto.

Le nostre attività si svolgono sia sul territorio di Cascina (PI) che nei campi profughi saharawi. In Italia, oltre al progetto di accoglienza estiva, realizziamo percorsi formativi nelle scuole del territorio di ogni grado ed incontri informativi (es. presentazione di libri, mostre fotografiche) al fine di dare visibilità alla causa saharawi. Nei campi profughi del deserto algerino sosteniamo invece progetti di solidarietà e collaboriamo con realtà locali per far nascere opportunità di sviluppo nel deserto: negli ultimi anni abbiamo destinato contributi ad un centro sportivo, ad un centro per disabili, ad un centro giovanile e alle ricostruzioni dopo le alluvioni che ormai periodicamente flagellano le tendopoli.

I nostri progetti nascono dalla condivisione: sono possibili grazie al supporto delle associazioni, degli enti e delle singole persone che contribuiscono con la loro presenza, con le loro donazioni e con la loro ospitalità e accoglienza.

Il nostro obiettivo è dare ancora maggiore attenzione alla causa della RASD (Repubblica Araba Saharawi Democratica), che continueremo ad appoggiare per non vanificare questi oltre 40 anni di lotta e di speranza di un popolo che ha insegnato all’occidente che la via della nonviolenza è possibile e praticabile, anche in situazioni di privazione estrema. I saharawi non hanno mai rinunciato alla propria dignità e sono i soli rifugiati al mondo che gestiscono in modo del tutto autonomo e democratico i campi profughi, con percentuali di scolarizzazione altissime.

Questo esempio di  resistenza pacifica deve essere un’ulteriore spinta per far sì che il loro percorso verso l’autodeterminazione arrivi a compimento rapidamente.